I codici ELS della Bibbia

La conoscenza umana va oltre ciò che crediamo di sapere.

Molti sanno gìà dell’esistenza dei codici ELS (sequenze di lettere equidistanti) inclusi nei testi biblici. Si tratta di un codice ricavato dall’unione, senza punti di interpunzione, di una parte del testo biblico, scegliendo una distanza di un certo numero di lettere costante per il testo selezionato, si otterranno frasi di senso compiuto che possono avere diversi tipi di orientamento concettuale e d argomentativo. Nella cultura ebraica tale metodo di studio del testo sacro è di fatto molto antico, risale infatti la XIII sec. Quando il rabbino ed esegeta biblico Bachya ben Asher inizia ad adoperare tale metodo sulla Torah, successivamente, vennero condotti altri tentativi con scarsi risultati da altri studiosi, fino al 1957, quando il rabbino Michael Ber Weissmandl . tentò l’esperimento dei “rabbini famosi” analizzando date e luoghi di nascita dei maggiori rabbini della storia ebraica si ottennero informazioni precisissime per ognuno di loro, coincidenti con quelle tramandate dalla tradizione e come detto da vari studiosi le probabilità che tali risultati siano solo frutto del caso è di appena 1 su settecento milioni. Vediamo un esempio di come si adopera il codice ELS, ribadendo però la precedente premessa circa l’alfabeto utilizzato per Torah e Bibbia:

In principio Dio creò il cielo e la terra! – InprincipioDiocreòilcieloelaterra. = irciirioar, Gen 1.1; Naturalmente qui si utilizza l’alfabeto latino diverso da quello ebraico. La distanza calcolata in modo arbitrario (si potrebbero applicare alle Scritture elementi di numerologia escatologica) è di 3 lettere.

Nel 1994 altri studi condotti attraverso il metodo ELS portarono ad associare il nome di Yitzhak Rabin alla frase assassino “assassino ucciderà”, in effetti il 4 novembre 1995, il primo ministro Israeliano Rabin, venne assassinato.

I codici contenuti nella Bibbia possono avere diverse matrici, non necessariamente fra loro incompatibili:

I sacerdoti ebraici che scrivono i testi fra il X e l’VIII sec. a.C. raggiungono un’ispirazione divina tanto elevata da includere nel loro linguaggio una conoscenza particolareggiata degli eventi non solo umani ma universali.

La mente umana conosce già il futuro e gli eventi ai quali è destinata la nostra specie, quindi l’individuo, quale parte del tutto, magari richiamando energie particolari, può esprimerli, racchiudendoli nel proprio racconto, quando questo mira alla definizione di un’Idea dell’uomo.

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